I falsi miti sulla cannabis light
Il mercato della cannabis light è realtà nel nostro Paese da diversi anni. Tutto è cominciato nel 2017, per la precisione il 14 gennaio, con l’entrata in vigore della Legge 242/2016. Testo normativo che ha visto il legislatore in prima linea con l’intenzione di valorizzare al massimo la sostenibilità della filiera, nonostante le numerose mancanze che lo caratterizzano ha di fatto aperto la strada a una filiera che, oggi come oggi, si contraddistingue per un giro d’affari che viaggia nell’ordine delle centinaia di milioni di euro annui (il che non è poco per un settore che è nato da neanche cinque anni).
Nonostante ciò, sulla cannabis legale in Italia girano ancora diversi falsi miti, frutto di poca informazione. Quali sono? Scopriamone assieme alcuni nelle prossime righe (e sfatiamoli).
La cannabis legale sballa
La cannabis light regolamentata dalla Legge 242/2016 non sballa. Si tratta infatti di una pianta appositamente selezionata per non essere psicoattivo. La percentuale di THC, il principio attivo che provoca effetti psicotropi, è bassissima. Parliamo infatti dello 0,2 massimo. Dal momento che si tratta di una soglia non certo facile da mantenere per i produttori, il legislatore ha stabilito che, in caso di controlli, sono legali anche le piante caratterizzate da una percentuale di THC fino allo 0,6%.
Per amor di precisione, è il caso di ricordare che la cannabis a cui stiamo dedicando queste righe è caratterizzata dalla presenza di un’importante quantità di CBD o cannabidiolo. Questo principio, il più famoso dopo il THC, è privo di effetti psicoattivi ed è in grado di mitigare quelli provocati dal delta-9-tetraidrocannabinolo.
I clienti dei negozi di cannabis legale sono tutti ex consumatori di erba illegale
Questa convinzione, oggi molto diffusa, non ha nulla di vero! I negozi di cannabis light, sia fisici sia online, vendono prodotti destinati a un target molto ampio. Per rendersene conto, basta rammentare la possibilità di acquistare preparati a base di CBD – e di altri ingredienti – destinati al benessere degli animali domestici, cani e gatti in primis.
La cannabis a basso contenuto di THC è terapeutica
Molte persone pensano, sbagliando, che la cannabis a basso contenuto di THC abbia effetti terapeutici. Anche in questo caso, non c’è nulla di vero! La cannabis con efficacia dal punto di vista medico è regolamentata da un’altra legge e, chiaramente, può essere prescritta solo da un medico. Nel caso della cannabis che fa riferimento alle disposizioni della Legge 242/2016, si ha a che fare al massimo con un blando effetto rilassante, nulla in grado di influire sul decorso di una malattia o di tenere sotto controllo i sintomi di vere e proprie condizioni patologiche come il dolore cronico.
Non si può coltivare cannabis light in casa
Coltivare cannabis light in casa è di fatto consentito dalla legge – la 242/2016 ha una forte mancanza relativa all’utilizzo umano, ma non è argomento di questo articolo – e, non a caso, i negozi specializzati vendono dai semi alle grow box, per non parlare delle luci e dei fertilizzanti. Se si ha intenzione di evitare rischi con la legge, è fondamentale farsi consegnare dal venditore, se si acquistano semi, il certificato attestante l’iscrizione di questi ultimi al Registro Europeo delle Sementi. Il documento appena citato deve essere conservato per almeno 6 mesi.
I negozi di canapa legale vendono prodotti ai minorenni
Concludiamo con un altro falso mito molto diffuso. No, i negozi di cannabis light non vendono prodotti ai minorenni. Gli e-commerce sono caratterizzati dalla presenza di un banner che chiede di confermare l’età, mentre i gestori dei negozi fisici, se hanno dei dubbi, chiedono la carta d’identità. I distributori attivi 24 ore su 24, scelta che molti imprenditori con un punto vendita fisico fanno per ottimizzare le entrate, richiedono, per gli acquisti, l’inserimento della tessera sanitaria.